La Commissione del Parlamento Europeo che indaga sui voli illegali della Cia (TDIP) si interessa della extraordinary rendition subita da Abou Elkassim Britel

 

Nell'estate 2006, Francesca Longhi, l'avvocato italiano della famiglia Britel, riceve un invito ufficiale a presentarsi davanti alla TDIP (Commissione Temporanea Sul presunto utilizzo di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegale di persone), convocata a Bruxelles nel mese di settembre.

La TDIP, costituita il 15 gennaio 2006, si compone di 46 membri del Parlamento Europeo, ne è relatore il deputato italiano Claudio Fava e presidente il portoghese Carlos Coelho, il suo ambito d'indagine e gli scopi ben definiti.1 

Si basa sull'ottimo lavoro d'indagine del senatore svizzero Dick Marty, relatore del rapporto del Consiglio d'Europa, Denunce di detenzioni segrete e trasferimenti illegali all'estero di detenuti con il coinvolgimento di Stati membri del Consiglio d'Europa, Doc.  10957 – il 12 giugno 20062

 

Sintesi dell'incontro del 14 settembre 2006 alla TDIP

Il Presidente della Commissione Paolo Coelho nel dare il benvenuto e presentare l'avv. Francesca Longhi dice che il Signor Britel è attualmente detenuto in Marocco dopo esser stato condannato a seguito degli attentati di Casablanca del 16 maggio 2003. Prima era stato detenuto in Pakistan, interrogato, in particolare dai servizi segreti americani, quindi trasportato in Marocco, a bordo di un volo della CIA e nuovamente incarcerato nell'ambito degli attentati che ho citato in precedenza.

Dopo aver ringraziato per l'invito, l'avv. Longhi,  precisa che il Signor Britel non è stato arrestato per degli attentati di Casablanca del 16 maggio 2003, ma che tale notizia è frutto di informazioni della stampa e nemmeno il Marocco ha avuto l'azzardo di muovergli questa contestazione.

Specifica che è stato condannato con un'imputazione molto fumosa, sostanzialmente si contesta l'appartenenza a gruppi islamici estremisti e qualifica le sentenze marocchine assolutamente elaborate in spregio di ogni diritto alla prova e di ogni diritto alla difesa.

L'avv. Longhi che, ha spedito alla TDIP una relazione corredata di numerosi allegati3 evidenzia come la sua lettera alla Farnesina [Ministero degli Affari Esteri italiano] del 21 luglio 2003, sia rimasta senza risposta alcuna fino alla fine del 2005.

In questa missiva si ribadiva l'urgenza di avere notizie precise sulla sorte del cittadino italiano Abou Elkassim Britel, scomparso in Marocco, mentre viaggiava alla volta dell'Italia con un documento rilasciato dall'Ambasciata italiana di Rabat, e come lo stesso avesse già subito una detenzione in segreto dal 24 maggio 2002 al 11 febbraio 2003 a Témara, sede dei servizi marocchini. E come sua moglie avesse saputo dal Procuratore Generale di Casablanca che egli non era sottoposto ad alcuna misura restrittiva, cosa della quale la famiglia, a ragione, dubitava.

Inoltre l'avvocato Longhi spiega che Britel fu indagato in Italia nel 2001 e, non essendo al momento concluso il procedimento, nonostante le ripetute richieste di archiviazione, non ha potuto accedere agli atti relativi, quindi non sa da cosa sia nata l'indagine, mentre conosce le circostanze della rendition di Britel il quale, dopo il primo rilascio da Témara scrisse una memoria di suo pugno. Sottolinea comunque che una serie di fatti l'hanno convinta di una costante cooperazione fra i servizi, compreso quello italiano e come ritenga che la sorte di Britel, ignota alla sua famiglia per lungo tempo, sia sempre stata, invece, ben presente alle autorità italiane.

Rispondendo alle domande dei membri della Commissione l'avvocato Longhi ha modo di esplicitare come l'assistenza prestata al cittadino da parte dello Stato italiano sia stata gravemente carente e quanto lo stesso subì in Pakistan, durante il volo di rendition dal Pakistan al Marocco, e successivamente in Marocco, dove si trova ancora detenuto in condizioni molto difficili.

Altro punto di interesse, il ruolo dei media che descrissero Abou Elkassim Britel come un pericoloso ricercato, mentre mai in Italia furono prese misure cautelari nei suoi confronti, così come in Marocco, dove invece fu sottoposto a due giudizi, privi delle più elementari garanzie del giusto processo, per associazione sovversiva e tenuta di riunioni non autorizzate.

E che la FIDH incluse il caso Britel nel suo rapporto del 2004, così come altre organizzazioni attive nel campo dei diritti umani si interessavano da tempo a quanto avveniva in Marocco e al luogo di detenzione segreta e di torture di Témara.

Lo stesso relatore della Commissione, l'onorevole Claudio Fava, afferma che per la rendition di Britel  fu utilizzato un Gulfstream con la sigla N379P la notte tra il 24 ed il 25 maggio 2002, e pone questioni sulla collaborazione fra i servizi dei paesi interessati.

Di rilevanza anche le dichiarazioni in merito alle gravi violazioni di diritti fondamentali che Britel subì e continua a subire nel corso della vicenda e che hanno gravi ripercussioni sul suo stato di salute.

 

Lettera al Ministro degli Esteri D'Alema degli onorevoli Giulietto Chiesa e Giusto Catania, settembre 2006

Scritta dai due parlamentari europei subito dopo l'audizione dell'avv. Longhi, la lettera è pubblicata sul sito di Giulietto Chiesa

Signor Ministro degli Esteri,

nel corso dell'audizione della Commissione Speciale d'Inchiesta del Parlamento Europeo sulle "extraordinary rendition", in cui è stata ascoltata tra gli altri l'avvocatessa Francesca Longhi, che assiste il cittadino italiano Abou Elkassim Britel, sono emersi gravi fatti riguardanti il funzionamento delle rappresentanze diplomatiche italiane in Pakistan e in Marocco, a livello d'ambasciata e consolare.

Il cittadino italiano Abou Elkassim Britel, arrestato illegalmente in Pakistan nel marzo del 2002, torturato per mesi, interrogato dai servizi segreti pakistani e americani, e infine trasferito in Marocco in forma altrettanto illegale, non avrebbe potuto fruire di alcuna assistenza da parte della rappresentanza diplomatica italiana a Islamabad.

Si chiede di sapere se la nostra ambasciata e consolato abbiano avuto informazioni al riguardo e, eventualmente, come abbiano reagito.

Per quanto concerne il Marocco, appare già evidente dalla documentazione acquisita che le autorità italiane a Rabat hanno permesso senza reagire, o reagendo molto tiepidamente, che il cittadino italiano Abou Elkassim Britel fosse torturato, arrestato una seconda volta sulla base di accuse inesistenti, e infine condannato a 15 anni di carcere dopo aver firmato una confessione estortagli sotto tortura.

Chiediamo che queste circostanze siano immediatamente chiarite e che il Governo italiano esiga al più presto la liberazione del nostro concittadino che si trova in stato di detenzione nelle carceri marocchine dopo ben quattro anni di vera e propria persecuzione, in spregio alle più elementari norme del vivere civile e dei diritti dell'uomo.

Giusto Catania
Giulietto Chiesa

 

Lettera dell'avvocato Longhi alla TDIP, ottobre 2006

Nell'ottobre 2006, dopo che la magistratura italiana ebbe finalmente archiviato l'indagine, intrapresa nel 2001, nei confronti di Abou Elkassim Britel, l'avvocato Longhi invia una lettera alla TDIP, per aggiungere nuovi dettagli a quanto già dichiarato in occasione della sua audizione del 14 settembre.

Alla TDIP, l'avvocato Longhi aveva raccontato di quanto subito da Britel in Pakistan, della sua deportazione a Marocco dove fu torturato, rilasciato, di nuovo arrestato illegalmente quando volle passare la frontiera, e segretamente detenuto, condannato poi a 15 anni di carcere duro, ridotti a 9 in appello, sulla base di una confessione estorta sotto tortura e di rapporti dei servizi italiani che lo ritenevano coinvolto in attività terroristiche.

Nonostante la lunghissima indagine giudiziaria sulle attività del Signor Britel, che incluse una perquisizione dell'abitazione ed intercettazioni telefoniche, nulla gli è addebitato.

Nella lettera, l'avvocato Longhi comunica di aver finalmente potuto accedere agli atti di indagine ed allega i seguenti documenti:

-         la richiesta di archiviazione (28 luglio 2006) del pubblico ministero per:

la totale insussistenza di elementi di accusa, processualmente utilizzabili, che consentano di affermare che gli indagati abbiano partecipato ad una organizzazione terroristica islamica avente come scopo il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico. 

-      il provvedimento di archiviazione del giudice per le indagine preliminari che decreta la fine del procedimento (29 settembre 2006):

rilevato che gli ulteriori accertamenti disposti, intercettazioni telefoniche ed accertamenti bancari, non hanno fornito alcun supporto all'accusa

in tale provvedimento

1. si nota che lo sviluppo dell'indagine fu legittimato dai tabulati telefonici che attestano contatti con sospetti [in realtà, da un'analisi attenta di detti tabulati, non c'è traccia di questi contatti], da documentazione sequestrata intrisa di fanatismo religioso, da conversazioni telefoniche intercettate in cui traspare una convinta adesione al modello religioso islamico da parte della moglie di Britel Abou Elkassim (anche lei sotto inchiesta) e da dati non costituenti elementi di prova a carico, come una nota riservata secondo cui Kassim avrebbe frequentato un campo di addestramento paramilitare in Afghanistan, che soffrì di malaria e l'informazione giornalistica in merito ad un biglietto con i nomi di Kassim e Khadija trovato in un'abitazione di Kabul frequentata da appartenenti a Al Qaida;

2. si conclude che gli elementi di prova

non sono certamente tali da sostenere l'accusa di partecipazione all'organizzazione terroristica Al Queida.

-        una nota riservata della DIGOS spedita alla Procura di Bergamo, il 22 maggio 2003 per comunicare che, secondo informazioni riservate,

le autorità marocchine avrebbero fermato per accertamenti durante il suo passaggio al confine con Melilla (Marocco) BRITEL Abou Elkassim, poiché in passato è stato segnalato quale frequentatore di un campo paramilitare in Afghanistan, condotto da "Al Qaida".

Inoltre, ha aggiunto, che dette autorità marocchine, nonostante non avessero elementi da sostenere il coinvolgimento del BRITEL nel noto attentato di Casablanca (Marocco), starebbero attualmente sottoponendo il medesimo ad interrogatorio.

Quest'ultimo documento è definito dall'avvocato Longhi illuminante in relazione alle informazioni da lei inviate alla commissione il 12 luglio 2006

sull'illegittimità dell'arresto subito dal Signor Britel a Melilla, nonché in ordine alla falsa circostanza apparsa in merito sulla stampa italiana.
Da come è facilmente intuibile vi sono molte altre evidenze meritevoli di ulteriore approfondimento e, se ciò potesse essere di beneficio alla situazione del mio assistito, sono disponibile a tutte le ulteriori chiarificazioni si rendessero necessarie, auspicando che fatta ulteriormente e inconfutabilmente chiarezza su tali gravi circostanze lo Stato Italiano prenda, finalmente, posizione per consentire l'immediata liberazione del cittadino, condannato dallo Stato Marocchino in forza di confessioni estorte sotto tortura allo stesso e sulla base di ipotesi di reato sorte, appunto, "dalla interazione tra i servizi segreti italiani con quelli americani e di alcuni paesi arabi moderati per mettere le forze di polizia in condizioni di intervenire e alcune operazioni preventive hanno dato buoni risultati"
.4 

 

I documenti di lavoro della TDIP, 16 novembre 2006

I documenti di lavoro della TDIP, disponibili sul sito della Commissione in diverse lingue, sono di grande interesse, per chi volesse documentarsi sulle extraordinary renditions  e sul modo nel quale esse sono state messe in opera, non un'eccezione, ma una vera e propria prassi subita da innumerevoli vittime, per lo più rimaste sconosciute:
le dimensioni della mostruosità sono incommensurabilmente più vaste di quanto potessimo immaginare. Significa infine che molte storie si sono concluse molto peggio di quelle che abbiamo ascoltato e letto in questi anni, da testimoni duramente provati ma alla fine ancora vivi, cioè si sono trasformate in assassinii. Quanti non lo si saprà mai, ma sicuramente tanti. Vittime quasi sempre innocenti di un'efferatezza barbara che l'Occidente ha più o meno tacitamente commissionato, e ha usato,
così Giulietto Chiesa nel già citato LE CARCERI SEGRETE DELLA CIA IN EUROPA, pag.53.

 

Le conclusioni della TDIP sul caso di Abou ElKassim Britel nella Risoluzione del Parlamento Europeo sul presunto uso dei paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di prigionieri (2006/2002(INI))

Il 14 febbraio 2007 il Parlamento europeo approva il Rapporto finale della TDIP.

Nella risoluzione5 lo Stato italiano è richiamato alle proprie responsabilità nei confronti di Kassim:

63. Condanna la consegna straordinaria del cittadino italiano Abou Elkassim Britel, che era stato arrestato in Pakistan nel marzo 2002 dalla polizia pakistana ed interrogato da funzionari USA e pakistani, e successivamente consegnato alle autorità marocchine ed imprigionato nella prigione di "Temara", dove è ancora detenuto; sottolinea che le indagini penali in Italia contro Abou Elkassim Britel erano state chiuse senza che egli fosse incriminato; 

64. si rammarica che secondo la documentazione trasmessa alla commissione temporanea, dall'avvocato di Abou Elkassim Britel, il Ministero degli Interni italiano all'epoca fosse in "costante cooperazione" con servizi segreti stranieri in merito al caso di Abou Elkassim Britel dopo il suo arresto in Pakistan; 

65.  invita il governo italiano a prendere misure concrete per ottenere l'immediato rilascio di Abou Elkassim Britel e a fare in modo che Abu Omar possa essere processato dal tribunale di Milano; pag.13.

tanto chiaro, che riteniamo superfluo aggiungere altro.

 

GIUSTIZIA PER KASSIM – la Commissione TDIP, un approfondimento, in formato pdf

 

I documenti citati, in formato pdf

PARLAMENTO EUROPEO – Risoluzione finale (2006/2002 (INI)), feb. 2007

TDIP – documento di lavoro n° 6, lug 06

TDIP – documento di lavoro n° 7, nov. 06

TDIP – documento di lavoro n° 8, nov. 06

TDIP – documento di lavoro n° 9, anno 2007

TDIP – rapporto finale, gen 07

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  1. Giulietto Chiesa (2007), LE CARCERI SEGRETE DELLA CIA IN EUROPA, Casale Monferrato, Piemme. Il libro, scritto da un membro della TDIP, ne ripercorre l'intenso e necessario lavoro. Sulla costituzione e gli scopi della Commissione TDIP si vedano le pagg. 92-94. Sottolineiamo in particolare l'obiettivo di accertare se Stati membri, pubblici funzionari o persone che agiscono in veste di pubblici ufficiali siano stati coinvolti o siano complici, con atti od omissioni, nella privazione illegale, riconosciuta o non riconosciuta, della libertà personale, includendo le "consegne", i trasferimenti, le detenzioni e la tortura. []
  2. Amnesty International (2006), Voli segreti : Il rapporto del Consiglio d'Europa sulle operazioni coperte della CIA negli Stati europei, EGA Editore. Pubblica la traduzione italiana del rapporto del Consiglio d'Europa, nonché la Risoluzione 1507 e la Raccomandazione 1754 del 27 giugno 26, documenti che meriterebbero di essere ben conosciuti per la chiarezza con la quale affrontano il tema del rispetto delle norme internazionali sui diritti umani, ed il coinvolgimento di Alcuni Stati membri del Consiglio d'Europa [che] hanno consapevolmente colluso con gli StatiUniti nel compimento di queste operazioni illegali; altri [che] li hanno tollerati o hanno semplicemente chiuso un occhio., pag. 157. []
  3. il sito, in inglese, di Statewatch pubblica materiale della TDIP, informazioni ed analisi.
    http://www.statewatch.org/news/2006/nov/01italy-abu-omar-britel.htm
    è il link al caso Britel.
    Statewatch è un'associazione no-profit che incoraggia la pubblicazione di giornalismo investigativo e di ricerca critica in Europa nei settori dello stato, giustizia e affari personali, libertà civili, responsabilità ed apertura mentale. Uno dei suoi scopi principali è rendere un valido servizio alla società civile, al fine di incoraggiare il dibattito informato, fornendo informazioni ed analisi tratte dalla documentazione completa in modo che le persone possano accedere esse stesse alle fonti primarie per trarne le proprie conclusioni. []
  4. Il virgolettato è tratto da una dichiarazione dell'on. Gianfranco Fini, allora vice-premier, pubblicata sul Corriere della Sera il 21 novembre 2001. []
  5. all'indirizzo http://www.europarl.europa.eu/comparl/tempcom/tdip/default_en.htm Result of Work, in diverse lingue. E' un documento di alto valore morale che richiama con forza principi universali non rispettati nella pratica delle extraordinary renditions ed indica una strada comune che gli Stati membri devono percorrere per rimontare questa pericolosa china di assenza di diritto, violazioni e menzogne []